Quando la temperatura sale, la circonferenza di gambe e caviglie aumenta. Gonfiore, pesantezza e, in alcuni casi, anche un fastidioso formicolio che, in estate, colpisce ben una donna su due, il triplo rispetto a quanto avviene in inverno. Neanche gli uomini ne sono immuni, anche se tendono a ignorare e sottovalutare il problema molto più delle donne. A mettere in guardia dal rischio linfedema proprio in questo periodo di gran caldo, è Corrado Campisi, presidente del Congresso Mondiale di Linfologia che si terrà a Genova a settembre, e docente di Chirurgia Plastica all’Università di Catania. È allora che medici, chirurghi, infermieri, fisioterapisti, podologi e altri specialisti da tutto il mondo, parleranno degli aggiornamenti nel trattamento delle patologie linfatiche.
Professor Campisi, ma perché si gonfiano le gambe?
«Quando si parla di gambe gonfie e circolazione il pensiero va direttamente al sangue, che attraverso la spinta del cuore scorre nelle arterie e nelle vene. Tuttavia, oltre alle grandi ‘autostrade’ del sistema circolatorio sanguigno, fatte da arterie, vene e capillari, c’è anche l’intricata rete del sistema linfatico che trasporta proteine, liquidi e lipidi, costituito da vasi linfatici e linfonodi, che consente alla linfa di essere drenata nei tessuti in ogni punto del nostro organismo, prima di riversarsi nel torrente circolatorio sanguigno. Un malfunzionamento di questa rete può portare a un anomalo rigonfiamento di mani, braccia o gambe. A volte così estesi da sembrare arti ‘da elefanti’».
Quanto è diffuso il problema?
«Si stima che nel mondo siano 350 milioni le persone con lifedema, 2 milioni in Italia. Numeri in forte crescita, nel nostro Paese circa 40mila in più all’anno».
Ricordiamolo, non è solo una questione estetica.
«No, anche se in estate si può far fatica a camminare o addirittura a indossare le scarpe. I liquidi che non riescono a essere drenati possono diventare talmente densi, per via dell’alto contenuto di proteine, che può arrivare a compromettere la corretta ossigenazione dei tessuti, predisponendoli ad arrossamenti, eczemi, dermatiti, ulcere ed infezioni».
Come si fa a ridurre i rischi?
«Esistono vari livelli di trattamento a seconda della gravità del linfedema: da semplici cambiamenti nello stile di vita come evitare il fumo o lo stare fermi in piedi per molto tempo, all’utilizzo di calze elastiche. E poi farmaci, fisioterapia o anche chirurgia mini-invasiva. A fare la differenza è la diagnosi tempestiva, individuando i primi campanelli d’allarme»
E quali sono?
«Inizialmente i sintomi possono essere difficili da capire in estate: i più comuni sono pesantezza alle gambe e caviglie gonfie, spesso ritenuti ’normali’ e quindi trascurabili. Ciò che invece non può essere ignorata è la difficoltà con cui le gambe si sgonfiano: se non si sta meglio sollevandole e rinfrescandole con getti d’acqua fredda, è bene rivolgersi a uno specialista. Al medico, inizialmente, basta un solo dito per verificare che c’è un problema».
In che modo?
«Alla pressione esercitata dal dito su caviglia o gamba si può verificare che, per qualche secondo, si forma una sorta di fossetta, un segno evidente di una disfunzione linfatica. Poi bisognerebbe fare anche un EcoColorDoppler per lo studio del circolo venoso e una linfoscintigrafia per verificare la presenza di ingorghi linfatici».
Nuova tecnica, le onde sonore che sciolgono gli ingorghi linfatici
I liquidi che non riescono a essere drenati possono diventare talmente densi da arrivare a compromettere la corretta ossigenazione dei tessuti, predisponendoli ad arrossamenti, eczemi, dermatiti, ulcere ed infezioni. Il professor Corrado Campisi (nella foto), è anche l’ideatore di una nuova tecnica di “liposuzione a ultrasuoni”, che sfrutta le onde sonore per “sciogliere” gli ingorghi linfatici e agevolare la procedura chirurgica.
In città, al mare, in viaggio o in uffico: dieci mosse da seguire
Visto il gran caldo, ecco il decalogo degli esperti, messo a punto per “allegerire” le gambe gonfie in estate.
1 – Svolgere regolare attività fisica moderata. Meglio un allenamento graduale, senza sforzi intensi per non affaticare troppo gli arti.
2 – Eseguire gli esercizi preferibilmente al mattino, quando l’arto non è ancora affaticato dalla routine quotidiana.
3 – Indossare scarpe comode con 2-2,5 centimetri di tacco.
4 – Evitare di camminare a piedi nudi, anche se sembra dare un sollievo immediato.
5 – Fare passeggiate al mare, con l’acqua fino alla vita.
6 – Non esporsi al sole nelle ore calde. L’eritema solare può provocare un’infiammazione dei capillari linfatici.
7 – Cambiare posizione spesso quando si sta seduti o in piedi per lungo tempo.
8 – Dormire con le gambe leggermente rialzate, mettendo un cuscino sotto il materasso.
9 – Non accavallare le gambe quando si sta seduti.
10 – In caso di viaggi troppo lunghi in aereo o in macchina, indossare la guaina elastica e cercare di muovere le gambe facendo brevi pause dalla posizione seduta.
Quanto tutto ciò non basta, serve la terapia farmacologica con ad esempio benzopironi, antibiotici, antimicotici, dietilcarbamazina, diuretici fino al drenaggio manuale linfatico con un fisioterapista specializzato, al drenaggio meccanico con ad esempio la pressoterapia o all’uso di bendaggi multistrato ed esercizi di ginnastica. Molto più recente è il ricorso alla microchirurgia che è in grado di risolvere l’ “ingorgo” linfatico, agendo direttamente sulla causa, prevenendo in questo modo le recidive.
Le procedure chirurgiche disponibili sono infatti molteplici: si va dai bypass linfaticovenosi che hanno l’obiettivo di creare uno scarico fisiologico periferico con cui risolvere l’ostruzione, al trapianto autologo di tessuto linfatico e/o linfonodi con lo scopo di creare un nuovo sistema di drenaggio linfatico nell’arto colpito, fino a vere e proprie liposuzioni guidate dalla navigazione linfatica.