Da alcuni anni la terapia chirurgica ed in particolare la microchirurgia derivativa e ricostruttiva sono entrate a far parte del trattamento combinato, multimodale ed integrato del malato affetto da linfedema, sia primario che secondario, ed ormai sono parte essenziale del bagaglio culturale e professionale del medico che si occupa di patologie del sistema linfatico. Le tecniche microchirurgiche, adottate per la chirurgia “conservativa e funzionale” del linfedema, vengono distinte in derivative e ricostruttive. Le metodiche derivative, che sono attualmente le più diffuse, mirano al ripristino del flusso linfatico, nelle sede dell’ostruzione, mediante la realizzazione di un drenaggio linfovenoso, con l’impiego dei linfonodi o, meglio, direttamente dei linfatici, anastomizzati alla vena satellite principale:
- Anastomosi Linfonodo-Venosa (LNVA);
- Anastomosi Linfatico-Capsulo-Venosa (LCVA – Campisi, 1978);
- Anastomosi Linfatico-Venose Termino-Terminali (EE-LVA);
- Anastomosi Linfatico-Venose Termino-Laterali (ES-LVA).
Le tecniche microchirurgiche ricostruttive consentono di ripristinare una continuità di flusso del circolo linfatico, superando la sede del blocco con l’impianto di segmenti 59 M autologhi, linfatici o venosi, tra i collettori a valle e a monte dell’ostacolo:
- Anastomosi Linfatico-Linfatica (LLA);
- Autotrapianto Segmentale di Linfatico (SLAT);
- Linfatico-Veno-Linfatico-Plastica o Anastomosi Linfatico-Veno-Linfatiche (LVLA – Campisi, 1982);
- Lembi Liberi Linfatico-Linfonodali (FLF).
Attualmente le tecniche dimostratesi più efficaci e che vengono applicate più spesso su soggetti affetti da linfedema cronico degli arti, primario o secondario, sono le LVA e in caso di gravi insufficienze venose concomitanti, le LVLA.