È una infiammazione dei vasi linfatici; può essere acuta o cronica, può colpire i linfatici superficiali (linfangite superficiale) o profondi (linfangite profonda), oppure essere a manifestazione reticolare, se viene colpita la rete linfatica del derma (detta anche linfangite acuta eresipeloide, per le sue analogie con l’eresipela), o a manifestazione tronculare, se vengono interessati principalmente i tronchi linfatici maggiori. Dal punto di vista etiopatogenetico, la linfangite riconosce varie cause scatenanti: la più frequente è sicuramente quella infettiva, soprattutto legata ad infezioni da streptococchi (tipo Streptococco beta-emolitico di gruppo A), stafilococchi (tipo Staphylococcus aureus), coli e pneumococchi, ma talvolta è possibile riscontrare manifestazioni linfangitiche post-traumatiche oppure associate a lesioni infiammatorie sistemiche (come nelle patologie reumatiche). Il sistema immunitario dell’arto colpito da stasi linfatica presenta una sorta di “deficienza” legata, non tanto ad una alterazione cellulare, come accade nelle immunodeficienze sistemiche, ma alla relativa difficoltà di movimento delle cellule deputate a garantire una adeguata risposta immunitaria (come i macrofagi, le cellule di Langerhans, o più in generale le APC, cioè le Antigen Presenting Cells). Per questo motivo, spesso, è sufficiente una piccola lesione (come una puntura di insetto) per permettere la libera penetrazione di germi saprofiti e scatenare un episodio linfangitico. Dal punto di vista clinico, la linfangite può rappresentare una seria problematica clinica. Infatti a seconda del tipo di germi penetrati nell’organismo, la carica batterica di questi ultimi e l’immunodeficienza locale del soggetto colpito, si possono avere dei quadri estremamente acuti, che in alcuni casi possono sfociare in quadri di conclamata setticemia, con una situazione generale estremamente compromessa, tanto da comportare il ricovero del paziente colpito in un reparto di rianimazione per un miglior monitoraggio dei parametri vitali. Più frequentemente la linfangite acuta si manifesta con un quadro di eritema diffuso dell’arto colpito, che presenta tutti cinque i parametri semeiologici dell’infiammazione (rubor, calor, dolor, tumor e laesa functio), associato ad iperpiressia, fino a 41°C di temperatura ascellare con o senza brivido. L’antibioticoterapia associata ad una terapia sintomatica (antidolorifici, antipiretici), somministrata in regime ospedaliero, rappresenta, attualmente, il trattamento di scelta. Nei pazienti, portatori di linfedema o più in generale di patologie associate a stasi linfatica, è utile programmare una profilassi antibiotica con penicilline ritardo (monosomministrazione i.m. ogni 2-3 settimane), come difesa contro questa temibile complicanza.